Non c'è dubbio, il digitale è entrato a far parte nella nostra quotidianità in maniera preponderante. Possibilità di vedere da subito il risultato, economicità dello scatto e pubblicazione immediata hanno portato ad un sostanziale incremento negli ultimi anni di spazzatura digitale. Migliaia di fotografie condivise che durano nei ricordi di chi le fa o di chi le vede solo qualche minuto per poi perdersi all'interno di hard disk e che chissà se verranno mai riviste. Quale cosa migliore per disintossicarsi dalla dipendenza di un monitor posteriore da consultare ad ogni scatto o dalla frenesia di far sapere al mondo cosa stiamo facendo se non un ritorno all'analogico?
Robuste, pesanti, rumorose ma magnificamente curate. Della Zenit abbiamo già parlato. La Yashica Mat 124 G è una bi-ottica, (un obiettivo per la messa a fuoco, uno per lo scatto) degli anni 1970-86 completamente manuale. Carica pellicole 6x6 (medio formato) ed è la cugina delle prestigiose Rolleiflex. Curata nei dettagli, con presa sincro-flash, autoscatto, tempi dalla posa B a 1/500, messa a fuoco manuale tramite ampio e luminoso pozzetto, esposimetro. La versione G si differenzia dalla base per alcuni contatti in oro. 
Diversa la XD-5 della casa Minolta, la piccola della serie XD anno 1975. Carica pellicole 135, con autoscatto, esposimetro, otturatore meccanico/elettronico (bulb-1/1000), semi-automatica (priorità di tempo o diaframma) o manuale e presa sincro-flash. Vasta la dotazione degli obiettivi con la baionetta Minolta e della serie Rokkor reperibili sul mercato dell'usato a costi alquanto contenuti. 
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